Prestiti personali non pagati cosa succede

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Succede più o meno a tutti, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, di ritrovarsi a dover chiedere un prestito personale. Spesso lo si fa per affrontare una spesa imprevista o relativa al matrimonio, all’acquisto della prima casa, agli studi universitari. Tutte quelle situazioni, insomma, in qui si ha bisogno quasi immediato di una certa liquidità di cui però non si dispone personalmente. Gli enti che possono aiutare in questo senso sono tanti, ciascuno con propri tassi di interesse e regole. Prima di richiedere un prestito personale, è bene valutare attentamente se si è effettivamente in grado di rimborsare l’intera cifra più gli interessi, e solo allora procedere alla stipula del contratto. Tuttavia, nonostante le buone premesse iniziali, potrebbe capitare che ulteriori spese incombano, le rate si accumulino e alla fine non si riesce a far fronte all’impegno preso e non si porta a termine, nei tempi stabiliti, il pagamento del prestito richiesto. È importante quindi sapere cosa succede in questi casi.

In cosa cosa consiste un prestito personale

Si tratta della stipula di un vero e proprio contratto con il quale di diviene debitori nei confronti di un ente creditore (quale per esempio una banca) di una certa somma di denaro che deve essere restituita entro un certo limite di tempo. A questa somma vanno aggiunti gli interessi, che possono variare in base all’entità e alla durata del prestito, ed il tutto deve essere corrisposto diluito in diversi anni con delle semplici rate mensili.

Inserimento nelle liste dei cattivi pagatori

Generalmente, non è un evento che si verifica se viene saltata solo una rata o se questa viene semplicemente pagata in ritardo. Si viene inseriti in queste liste nel momento in cui i ritardi vanno ad accumularsi tra loro e le rate non pagate diventano parecchie.

Nel momento in cui viene richiesto un prestito, per prima cosa e in automatico, avviene anche la segnalazione ai Sistemi di informazioni creditizie (SIC), gestiti da privati, che si occupano di identificare il soggetto e di inquadrarlo in base alla sua effettiva capacità di far fronte o meno alla restituzione di quanto richiesto. Si tratta di un semplice controllo.

Qualora il soggetto che ha richiesto il prestito dovesse lasciare insoluta una cifra molto consistente, allora questi viene segnalato, oltre che ai SIC, anche alla Centrale di Allarme Interbancaria (CAI).

Si tratta di una banca dati pubblica, stavolta non gestita da soggetti privati come le SIC, ma posta direttamente sotto il controllo della Banca d’Italia.

Cosa succede a questo punto?

Per uno o due anni, a seconda dei casi, si viene impossibilitati a richiedere ulteriori finanziamenti e la propria carta di credito viene bloccata per un uguale periodo di tempo. Trascorsi questi due anni, che si conteggiano dal momento in cui il debito viene completamente saldato, non è comunque detto che in futuro si possa ottenere un ulteriore prestito.

Sebbene non vi sia alcun impedimento legale all’ottenimento dello stesso, è quasi impossibile che una banca conceda un finanziamento a chi già in passato si è dimostrato un cattivo pagatore e dunque non affidabile.

Stessa cosa vale anche nel caso in cui si intenda acquistare un bene a rate: i commercianti hanno accesso a questo database e possono rifiutare questa modalità di acquisto ai soggetti il cui nome figura tra queste liste.

È bene tenere a mente che la cancellazione dalla banca dati dei cattivi pagatori non può avvenire se prima non si è provveduto a saldare completamente il proprio debito.

Le conseguenze sulle finanze personali

I prestiti personali non pagati possono portare a conseguenze di una certa importanza per quanto riguarda le finanze personali del debitore.

Questo si verifica innanzitutto perché l’ente creditore, oltre agli interessi concordati nel momento in cui è stato sottoscritto il contratto, ha diritto anche al rimborso delle spese amministrative e alla riscossione degli interessi moratori.

Si tratta di una vera e propria sanzione economica, una multa, che si applica nei confronti dei soggetti che non hanno rispettato i termini di pagamento previsti dal contratto stipulato per ottenere il prestito. Tale multa può essere aggiunta alla rata successiva o deve essere corrisposta con un pagamento separato da inviare tramite bollettino postale o bonifico (in cui va specificata la causale), questo è il creditore stesso a stabilirlo. Come se ciò non bastasse, nel caso di numerose mensilità arretrate, l’ente che ha erogato il prestito potrebbe pretendere la restituzione di quanto dovuto in un’unica soluzione.

Come si tutela la banca

Come è ovvio aspettarsi, la banca (come qualsiasi altro ente che offre prodotti finanziari) adotta specifiche procedure per tutelarsi in caso di insolvenza dei debitori. Se le somme e le rate dei prestiti personali non pagati sono di importo minimo, si viene semplicemente sollecitati al pagamento tramite una comunicazione scritta, generalmente inviata tramite posta raccomandata a cui viene allegato il contratto sottoscritto, o con una comunicazione telefonica. Attraverso questi stessi canali, viene comunicata anche l’eventualità della concessione di una proroga per il saldo o l’iscrizione al database dei cattivi pagatori.

Si ricorre, invece, al tribunale solo per importi di valore non indifferente. Per ovvi motivi, la causa viene quasi sempre vinta dalla banca e, in tal caso, il debitore può opporsi al decreto ingiuntivo del tribunale solo se non sono trascorsi i 40 giorni dalla notifica dello stesso. Superato questo lasso di tempo, se non ci si oppone al decreto ingiuntivo e si è ancora in condizioni di morosità, si procede con il pignoramento (sia di beni materiali che di una parte dello stipendio) per poi finire con l’espropriazione forzata, ovvero con la sottrazione al debitore di alcuni beni di sua proprietà al fine di colmare il debito del prestito non pagato.

Per non incorrere in un pignoramento, qualora si abbia uno stipendio fisso, si può richiedere la cessione del quinto dello stesso fino a quando non sarà rimborsato quanto dovuto.

Saldo e stralcio

Nel caso di prestiti personali non pagati, si ha comunque diritto, grazie alla Legge n. 3/2012 riguardante il sovraindebitamento, di restituire quanto dovuto in accordo alle proprie effettive disponibilità economiche. In questo caso è il giudice a stabilire il pagamento a saldo e stralcio, anche se la banca non è concorde, soprattutto se risulta evidente che il soggetto non ha altri mezzi per saldare il debito.

Prescrizione

Come qualsiasi altro reato, perché di questo effettivamente si tratta dal punto di vista legale, anche la mancata restituzione di un prestito può andare in prescrizione grazie alla legge 2946 contenuta nel Codice Civile.

La prescrizione dei debiti dovuti a prestiti personali non pagati entro i termini previsti dal contratto è un evento più unico che raro. Il carattere eccezionale del verificarsi di questa circostanza è in parte dovuto al lungo lasso di tempo che deve intercorrere, si tratta di ben 10 anni dal momento in cui il creditore si rivolge ad un tribunale e sporge regolare denuncia, ma soprattutto al fatto che durante questo decennio non deve essere giunta al debitore alcuna comunicazione da parte dell’ente che ha erogato il prestito riguardo la restituzione dello stesso.

Infatti, ogni qual volta si riceve una notifica in tal senso, il conteggio si azzera ed il termine per la prescrizione viene fatto slittare di ulteriori 10 anni, sempre che nel frattempo non sopraggiungano ulteriori comunicazioni.

Giunti a questo punto, la banca o qualsiasi altro ente creditore perde qualsiasi diritto a pretendere indietro quanto prestato. Come si può facilmente evincere da questi dati, la prescrizione di un debito non pagato non si verifica molto spesso in quanto difficilmente un creditore si dimentica di un debitore o omette di inviare a questi qualche comunicazione per un arco di tempo così tanto lungo.

Per quanto riguarda i tempi per la prescrizione, fanno eccezione i prestiti richiesti ad una finanziaria, a cui ci si rivolge generalmente perché più elastica e rapida rispetto alle tradizionali (e anche più economiche) banche, soprattutto nella concessione di prestiti di piccolo importo.

A seconda della finalità per cui sono stati richiesti, questi speciali prestiti seguono i seguenti criteri per temporali per quanto riguarda la prescrizione:

  • vanno in prescrizione dopo 5 anni: gli interessi e i prestiti per canoni di locazione
  • vanno in prescrizione dopo 3 anni: i prestiti personali stipulati al fine di pagare le prestazioni di liberi professionisti (medici, operai, avvocati, commercialisti…)
  • vanno in prescrizione dopo 2 anni: i prestiti per far fronte alle spese di circolazione
  • basta un solo anno, o talvolta sei mesi, per: strutture ricettive e premi assicurativi

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